Colpo di scena alla manifestazione in onore a Falcone e Borsellino indetta dalla Preside Prof.ssa Agata Gueli presso l’Istituto Comprensivo Gela- Butera sulle giornate della legalità per la ricorrenza della strage di Capaci.
Questa mattina la conferenza poneva l’attenzione sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. In un salone gremito di alunni, pubblico ed immigrati, sono intervenuti il Magistrato Lirio Conti, G.I.P. presso il Tribunale di Gela, il parroco Fausciana, il vice sindaco di Gela, Simone Siciliano, il professore Maurizio Caserta, ordinario di Economia e Politica presso l’Università di Catania. Tutti hanno parlato ai ragazzi della necessità dell’accoglienza e della diversità come un bene comune. Il Magistrato ha sottolineato poi l’importanza del diritto di praticare il proprio culto, il diritto di esprimere il proprio pensiero, il diritto di libertà “perché in Africa, si è spesso arrestati senza motivo” avrebbe detto. Parole che hanno fatto sobbalzare dalla prima fila il maestro Domenico Timpanelli, titolare in quella Scuola ed ingiustamente arrestato per droga il 27 Aprile 2012. “Ho stretto forte la corona di Cristo in croce che mi sono portato via dalla cella n° 8 del carcere Balate di Gela, ormai 5 anni fa” sostiene Timpanelli. “Mi sono fatto coraggio ed ho insistito affinché la Preside mi facesse parlare; c’era molto stupore e qualche sorrisetto. Poi però le parole del maestro avranno gelato i cuori di tanti suoi ex alunni, di un pubblico di colpo silenzioso ed attento. E con il microfono in mano esordisce: “Sono felice che ai ragazzi si parli di accoglienza: io l’ho fatto benché sia stato criticato per avere offerto la mia seconda casa a Mohamed. A casa mia ci sono sia la Bibbia che il Corano e Mohamed è un bravo ragazzo che ha un permesso di soggiorno, lavora e si è integrato. Ma oggi é anche la giornata della memoria
A Palermo ho avuto alunno Domenico Scarantino, quando insegnavo nel quartiere Guadagna nonché altri figli di mafiosi che mi hanno anche minacciato, quando ero maestro a Brancaccio, negli anni in cui venne ucciso Padre Puglisi. Signor Giudice, oltre che in Africa, si è arrestati ingiustamente anche qui! Questo pacco di mezzo kilo di legno è simbolo del mio martirio.. ed innalzandolo al cielo, visibile alla platea, Timpanelli continua. “GUARDATELO TUTTI! Mezzo kilo di droga sarebbe stato estratto
da dietro la ruota esterna della mia autovettura parcheggiata ora a 4 metri da qui, da uno spazio piccolo così, di neppure 5 centimetri ed io portato a morire in carcere da innocente… In questo giorno della legalità, signor Giudice, le faccio un regalo! Questa è una perizia redatta da un ingegnere di Caltanissetta che collabora con la Procura del capoluogo e che sostiene che un solo pacco di mezzo kilo di droga non poteva passare dallo spazio tra parafango e ruota… MI AVETE RESO INNOCENTE, MA DOV’E’ LA GIUSTIZIA SIGNOR GIUDICE ?… DOPO 5 ANNI DOV’E’ LA GIUSTIZIA”?… La platea applaude; Timpanelli avvicinatosi al tavolo della conferenza, poggia innanzi al magistrato quella sconvolgente perizia. Fuori microfono, c’è uno scambio di battute tra magistrato ed insegnante: “non posso prendermi quella perizia”…avrebbe detto il magistrato ed il maestro lasciandola sul tavolo: “E’ qui, lei è libero di non prenderla, io virtualmente le ho fatto un regalo di legalità perché queste carte gridano giustizia” ha controbattuto il maestro. La manifestazione continua e più tardi il maestro alla sua dirigente dirà: “Preside le chiedo perdono ma questa è la mia Scuola, il mio ambiente, i miei alunni. Mi è stato fatto un danno enorme ed un danno è stato fatto anche ai miei bambini, alle loro famiglie. Dovevo intervenire”! La preside, famosa per intelligenza e sensibilità, ha consigliato di notificare la perizia in Procura per tramite del legale. Timpanelli ha tenuto infine a sottolineare che fu proprio l’arguzia del G.I.P. Lirio Conti nonché la furbizia del P.M. Silvia Benetti e le loro indagini approfondite, a riconoscerlo innocente. A suo danno erano state create le tracce del reato di droga. Lo stesso G.I.P. Lirio Conti dichiarò che Timpanelli era stato vittima di un “complotto ordito ai suoi danni, anche da chi aveva interesse a far sì che Timpanelli non portasse all’incasso l’assegno di € 250.000,00” quota capitale di un investimento/truffa che l’ex promoter Allianz di Gela, appropriatosi dei soldi del Timpanelli non ha mai voluto restituire. Dal giorno in cui Timpanelli cominciò a chiedere la restituzione dei suoi soldi, più soggetti hanno tentato con 11 denunce tutte archiviate, con vessazioni, persecuzioni, pedinamenti e simulazioni di reato di farlo fuori fino a riuscire a farlo rinchiudere in carcere da innocente.