Con la prossima udienza del 25 Luglio, il primo processo sull’ingiusto arresto, organizzato ai danni del maestro di Gela Domenico Timpanelli, giunge alle battute finali. L’arresto per droga, ai danni del Timpanelli, Venerdì 27 Aprile 2012, fu esclusivamente organizzato per impedire al maestro, di recarsi in Banca e portare all’incasso l’assegno a firma del promoter ex Allianz di Gela, Acciaro Vincenzo. Come noto, si trattava di un investimento-truffa, quindi di un assegno carta straccia di € 250.000,00 a firma di Acciaro Vincenzo, che se Timpanelli fosse riuscito a versare, in mancanza del suo arresto, avrebbe scoperto che i soldi sul conto dell’Acciaro erano spariti. Dove siano mai finite le 250.000,00 euro che Timpanelli, nel 2011 aveva investito dagli Acciaro, al momento, la Procura della Repubblica di Gela, non si sbilancia.
Quello che è chiaro invece è che Acciaro Vincenzo si è avvantaggiato dell’intervento di due poteri forti che hanno entrambi distrutto la vita al Timpanelli: la mafia e lo Stato. Alla fine del 2012, Acciaro sotto pressione dal Pubblico Ministero che si sentì allora preso in giro, dichiara che grazie a Tribulato Biagio, soggetto amico di mafiosi del clan Cappello/Carateddi e grazie all’intervento, organizzato dal Capitano della Finanza Paolo Salemi, ex comandante del nucleo operativo GdF di Gela, l’arresto di Timpanelli gli ha portato vantaggi e gli ha evitato problemi visto che, chiuso in carcere, Timpanelli, non poteva più versare l’assegno né reclamare le sue 250.000,00 euro. Recentemente, la Procura della Repubblica, ha chiesto il rinvio a giudizio anche per il promoter gelese Acciaro Vincenzo perché “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, dopo avere simulato a carico di Timpanelli Domenico tracce del reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio, pur sapendolo innocente………..contribuiva a simulare a carico di Timpanelli le tracce del reato di cui all’art. 73 D.P.R. n° 309/90”. Il predetto crimine, secondo la Procura, sarebbe avvenuto in concorso con il Lentinese Biagio Tribulato, già processato in altro procedimento per il quale il 25 Luglio, il giudice, ritenendo centrale ed importantissime le dichiarazioni della parte offesa, ha disposto una udienza esclusiva per sentire solo il teste chiave Domenico Timpanelli. Ciò prima della discussione finale e prima di emettere sentenza che, per il momento, sarà solo a carico dell’esecutore Biagio Tribulato. Si attendono pertanto altri risvolti per il presunto mandante ed eventuali fiancheggiatori. Secondo le false dichiarazioni del finanziere Paolo Salemi e del promoter Acciaro Vincenzo, Biagio Tribolato, sarebbe un collega di Acciaro, un promoter della Allianz di Lentini che proponeva assieme ad Acciaro investimenti in giro per la Sicilia. Ma Timpanelli che, durante il processo, non si è bevute tante false testimonianze, ha scoperto che Tribulato Biagio, non solo non è mai stato un promoter finanziario ma che lo stesso risulta titolare, come certificato dalla Camera di Commercio di Siracusa, della “Ionica Alimentare e Dolciaria” di Lentini. Tribulato Biagio, inoltre avrebbe lavorato anche all’interno del ristorante “El Torero” posto sulla strada tra Catania e Siracusa, in territorio di Lentini, da sempre luogo d’incontro tra mafiosi dei clan Nardo e Cappello/Carateddi. In quel ristorante, il mese successivo all’ingiusto arresto del Timpanelli, la DDA di Catania ne arrestò il titolare Giuseppe Coniglione per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga. Nel retro del ristorante i Carabinieri di Augusta trovarono e sequestrarono anche circa 120.000,00 euro in contanti, frutto di proventi illeciti. E proprio il mafioso Giuseppe Coniglione, organico al clan Cappello/Carateddi era stato contattato dal “socio” dell’Acciaro, l’imputato Biagio Tribulato. E la notte in cui Acciaro e Tribulato, erano a conoscenza che Timpanelli doveva essere arrestato, Tribulato, prima di recarsi a Gela per le sue consegne notturne,…. parte da Lentini e si reca a Catania in una zona di spaccio gestita proprio dal clan Cappello/Carateddi e lì incontra presumibilmente il mafioso Giuseppe Coniglione. Il pacco di droga, che a dire di alcuni finanzieri, sarebbe stato ritrovato dietro la ruota esterna della Peugeot del Timpanelli e per il quale è stato fatto sparire l’involucro contenente impronte digitali, secondo il Procuratore di Gela, dr. Asaro, “desta perplessità” per diverse ragioni. Chi infatti confezionò i 5 panetti di droga, realizzando un unico pacco di mezzo kilo, non era a conoscenza probabilmente dello spazio esiguo che vi è tra parafango e ruota della sportiva Peugeot 308 CC di proprietà del Timpanelli e da dove sarebbe stato estratto, dal finanziere, il grosso pacco contenente 5 panetti dal peso di mezzo kilo di droga. Durante il processo contro Tribulato Biagio, anche le dichiarazioni di tutti i finanzieri sono state spesso ambigue e contrastanti tra loro come ambigua e scoordinata risulta l’operazione droga della GdF contro l’innocente Timpanelli, priva di indagini e verifiche e basata solo sulle dichiarazioni di Acciaro e Tribulato.
Tra i finanzieri presenti alla perquisizione, molti non hanno visto estrarre il pacco di droga da dietro la ruota esterna della Peugeot del Timpanelli, il capitano Paolo Salemi, indagato per simulazione di reato e calunnia nel procedimento n° 260/17, sostiene che con molta fatica fu il maresciallo ad estrarre il pacco. Il maresciallo dice che non fu lui a trovarlo ma con estrema rapidità ad estrarlo fu l’appuntato, un altro maresciallo non sa se a trovarlo fu l’appuntato o il cinofilo, gli altri finanzieri invece non hanno visto nulla e lo hanno visto solo in mano ad uno di loro. Il capitano Salemi dichiara poi che Timpanelli era lì e ben presente mentre altri marescialli, oltre a dichiarare che il cane non aveva mai abbaiato, sostengono che Timpanelli era distante e di spalle. “In questo BORDELLO di dichiarazioni false o di mezze verità, credo che sia doveroso per la Procura, processare, oltre a Tribulato Biagio ed al promoter Acciaro Vincenzo, anche l’ufficiale di finanza” sostiene Timpanelli. “Le dichiarazioni dell’ufficiale Paolo Salemi sono contrastanti non solo con quelle di alcuni suoi colleghi ma con ciò che io ho sempre sostenuto e contrastanti anche con una relazione che è stata consegnata dal colonnello della Finanza Aurnia di Siracusa”. Presto svelerò i tre tentativi di arresto che vennero organizzati a mio danno nell’Aprile del 2012 e poi ancora uno ulteriore il 27 Luglio successivo. Tentarono di arrestarmi 4 volte prima del versamento dell’assegno…. in quel periodo ero solo e disperato e nessun Magistrato mi avrebbe mai creduto o ascoltato! In realtà io dovevo essere arrestato, quindi fermato dal versare l’assegno, già Venerdì 13 Aprile 2012 mentre mi recavo a Scuola presso la Presidenza ed allora, l’arresto era stato organizzato non per droga ma per usura. Questo, inizialmente avevano organizzato, durante la settimana di Pasqua 2012, tra pasticcini e caffè, seduti al bar dell’orologio di Avola, città dove vive il finanziere, quei tre soggetti che meritano loro l’arresto ed una giusta detenzione”. Inoltre, il 27 Luglio prossimo, alle ore 17,00 presso lo studio dell’avvocato Mario Cosenza, sito in Via Bresmes 5, avverrà il 2° esperimento per la vendita dei beni sequestrati ad Acciaro. « Un’altra presa in giro alla giustizia…. sostiene Timpanelli, atteso che un magazzino di 170 mt quadri, posto in una zona periferica di Gela, é stato valutato circa 800 mila euro. Per tale motivo, come l’asta precedente, anche questa andrà deserta ed Acciaro potrà continuare a ridere di me e dei Magistrati di Gela.
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