GELA: LA SCELTA DI MORIRE CON DIGNITA’ E LO SCHIAFFO AI FALSI CATTOLICI

“Non importa se quella vecchia signora che oggi frequenta assiduamente la chiesa per darsi un’immagine di Santa, anni fa apriva gambe a tutti facendo cornuto il marito. Erano le sue scelte di vita che io non discuto. Ma il solo pensare di averla a casa mia a pregare innanzi il feretro di mia madre, mi faceva ribrezzo e disgusto. Anche per questo, decidemmo funerali privatissimi per mia madre, nel rispetto anche delle sue volontà”.

A parlare così, dichiarando pubblicamente quelle scelte è Domenico Timpanelli, un insegnante presso l’Istituto Comprensivo “Gela e Butera”. Lo raggiungiamo telefonicamente in un resort sull’isola di Djerba dove trascorre le sue ferie da lui definite “di libertà”, partito e sfuggito alle zone rosse italiane.

“Mia mamma, nella sua vita di ottima madre e brava insegnante ebbe la sfortuna di frequentare una chiesa dove si nascondevano anche delinquenti travestiti da agnelli e false amiche indemoniate il cui stesso rosario, ripetuto bigottamente a memoria, puzzava di marcio e stantio.” Come potevo fare entrare questa gente a casa mia?

Fu una scelta difficile ma giusta: il 22 Dicembre del 2019 portai mia mamma al pronto soccorso di Gela: aveva un buco nello stomaco causato dalla continua chemio che era stata costretta a fare per combattere la sua malattia scoperta nel Gennaio 2016. I medici mi dissero che operarla le sarebbe costato la vita ma che non operarla sarebbe morta lentamente. Non ho mai nascosto nulla a mia mamma e neppure questa notizia che i medici mi sussurravano per non farla sentire a mia mamma. Era difficile trovare le giuste parole ma dal mio sguardo lei aveva già capito tutto. Allungò la sua mano verso il mio collo e mi disse « dammi un ultimo bacio »! Singhiozzavo, sembrava un incubo di una notte di follia. Così, io e mamma ci trovammo a dovere scegliere come morire. Dopo avere firmato la deliberatoria, chiedemmo ai medici 15 minuti di tempo per rimanere soli; le sue raccomandazioni e le sue parole, fanno parte della mia vita, dei miei segreti. La scelta di morire subito sedata e senza sofferenze fu la più giusta e la più razionale. Ogni secondo era prezioso! Furono 15 minuti intensi che non dimenticherò mai ma che ci permisero di abbracciarci, baciarci e salutarci prima della sua definitiva partenza. A passo spedito, seguivo la barella che la portava in sala operatoria; poi le mani si staccarono e quella porta si chiuse e per sempre. Il 30 Dicembre sera, mia mamma dal sonno passava alla morte. Il 31 dicembre, nel primissimo pomeriggio, i funerali privatissimi presso la chiesa che lei amava di più e che da bambina spesso frequentava. Al frate cappuccino che mi chiedeva del perché quei funerali così blindati ed a porte chiuse, raccontai la cattiveria di quei falsi cattolici che mia madre aveva avuto la sfortuna d’incontrare lungo il percorso della sua vita. Le loro cattiverie, le insinuazioni sulla sua malattia, perfino il dirle in faccia che se una cosa del genere fosse capitata a loro si sarebbero suicidate. Anche il frate si convinse che quella era stata la scelta giusta. Il cimitero rimase aperto oltre orario e così la tumulazione avvenne in serata. Tutto fu fatto con razionalità, con tanta sofferenza ma lontano da occhi indiscreti. Alla gente dicevamo che mia madre stava guarendo e che presto sarebbe uscita dall’ospedale di Gela; gli annunci della sua morte furono affissi solo il 1° Gennaio quando ormai il feretro era chiuso nella tomba di famiglia. Durante i quattro anni di lotta al tumore, mia mamma non badava più a spese e non si faceva mancare nulla, neppure elicotteri e voli privati verso resort favolosi di Santo Domingo, viaggi in Canada, Stati Uniti, Spagna, Francia o semplici hotels sulla spiaggia di Scoglitti o Licata. Con lei, ho realizzato viaggi da sogno che sono per me esperienze di vita e bellissimi ricordi. Fu in uno di quei viaggi che mi disse di avere cura dei nostri ricordi perché è nel ricordo autentico che si nasconde il segreto del vero amore, soprattutto quello di ogni mamma per i propri figli.

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