Quattro anni fa, era il 27 Aprile del 2012, l’ingiusto arresto di Domenico Timpanelli, oggi insegnante in una Scuola Statale di Gela. Per quei fatti, a seguito di una denuncia del Timpanelli, che ha chiesto ai Giudici di accertare cosa fosse realmente accaduto, é formalmente iscritto nel registro degli indagati l’ex comandante del nucleo operativo della Guardia di Finanza di Gela. Per gli stessi reati, risultano indagati anche l’ex promoter della Allianz Bank/Lloyd Adriatico di Gela ed il Lentinese Biagio Tribulato, amico e socio in affari del promoter gelese nonché presunto confidente del finanziere. In questa vicenda, dalle indagini della Procura, sfociate in giudizio innanzi al Tribunale di Gela, è emerso che Biagio Tribulato manteneva rapporti con soggetti vicini al clan Cappello/Carrateddi e con soggetti indirettamente vicini al clan Nardo di Lentini. In particolare, secondo l’ipotesi della Procura, durante tutto il periodo che precede l’ingiusto arresto del maestro Timpanelli, Tribulato, manteneva diversi contatti con un mafioso catanese, poi arrestato per associazione mafiosa e commercio di droga nell’operazione “Bermuda” gestita dalla DDA di Catania. Sarebbe proprio Biagio Tribulato, già processato a Gela per calunnia in danno al maestro Timpanelli, che avrebbe portato, secondo l’accusa, il pacco di droga da Catania a Gela, per incastrarlo, la stessa notte in cui il tenente della finanza, organizzava il blitz contro il maestro Domenico Timpanelli, arrestato per droga la mattina del 27 Aprile 2012. Dalle indagini si è scoperto che, quella notte, Biagio Tribulato, era partito da Lentini recandosi a Catania in una zona di spaccio gestita dal clan Cappello/Carrateddi. Più tardi, nella stessa notte, ripartito per Gela per recarsi, intorno le 3,00 del mattino, nei pressi dell’autovettura Peugeot 308 CC bianca di proprietà del Timpanelli, parcheggiata sulla Via Sabbioncello dove allora il maestro viveva. Ciò che emerge dagli atti d’indagine è che, durante quella notte, non solo vi furono circa 30 rapporti telefonici e due SMS tra Biagio Tribulato ed il promoter gelese, ma anche diverse telefonate tra lo stesso imputato Biagio Tribulato ed il tenente della finanza, precisamente alle ore 03,44 – 04,03 – 04,18 – 04,57 – 05,03 – 06,26 – 07,47 – 07,52 – 14,57 – 21,35 ultima telefonata avvenuta poche ore dopo il trasferimento in carcere di Domenico Timpanelli. Ed anche il giorno prima, il 26 Aprile 2012, il tenente della Finanza e Biagio Tribulato si erano sentiti telefonicamente alle ore 10,02 – 10,04 – 11,48 – 12,28 20,28. Ma perché il maestro Timpanelli doveva essere arrestato?
Qual’era il movente? Su questo il Gip Lirio Conti ed il PM Silvia Benetti, che scoprirono il complotto liberando il maestro Timpanelli, non avevano dubbi, poiché nel decreto di scarcerazione, il GIP scriveva che “a fronte del fatto che Timpanelli non risulta mai essere stato coinvolto in vicende afferenti gli stupefacenti, è emerso con chiarezza anche l’interesse dei soggetti cui il Timpanelli ha fatto riferimento nei suoi interrogatori a fare in modo che lo stesso non potesse incassare la somma indicata nell’assegno. Peraltro concorrono a suffragare la tesi del complotto ordito ai danni del Timpanelli sia l’esame dei dati del traffico telefonico acquisiti, sia il fatto che lo stupefacente rinvenuto fosse allocato in una parte dell’auto dell’indagato cui potevano accedere anche persone dall’esterno”. Timpanelli, infatti, era impaurito che l’investimento fatto un anno prima presso il promoter gelese fosse un imbroglio e per tale motivo Lunedì 30 Aprile 2012 si sarebbe recato in Banca a versare l’assegno a garanzia dell’investimento per recuperare la propria quota capitale. Ma Venerdì 27 Aprile il maestro Timpanelli viene arrestato al grido gioioso del finanziere di “Bingo”. Un pacco da mezzo kilo di hascisc e 5 grammi di cocaina sarebbero stati estratti, dentro un unico involucro, da dietro la ruota esterna della macchina del Timpanelli, solo dopo che la perquisizione era terminata e mentre Timpanelli ed il suo avvocato Rocco Fasciana si erano allontanati lasciando di spalle l’autovettura ed i finanzieri.
“Il cane non abbaiò mai, il tenente disse testualmente che la perquisizione era finita e che dovevo chiudere cofano anteriore e posteriore nonché gli sportelli laterali della mia autovettura” sostiene Timpanelli. “Chiesi al mio avvocato di spostarci perché dovevo parlargli in privato e così, lasciammo i finanzieri e l’autovettura alle spalle, ci portammo a 5/6 metri da loro, sotto una palma ma non ebbi neppure il tempo di chiedergli nulla che subito sentimmo delle grida e poi tra tutte, quelle di giubilo: Bingo!! Il finanziere avrebbe estratto il pacco da mezzo kilo di hascisc da dietro la ruota anteriore della mia autovettura, a mani nude, e senza neppure chiamarci, farci vedere con i nostri occhi o prendere foto del luogo dove fosse allocata la droga. Le grida disperate mie e di mia madre di prendere le impronte digitali, non furono mai ascoltate dai finanzieri. Infatti, oggi in Procura non c’è nessuna traccia del corpo di reato così come estratto, nessuna sua foto, nessuna sua misura, né la plastica che avvolgeva la droga e che conteneva sicuramente impronte digitali e tracce importanti”.
Le indagini, a carico di Biagio Tribulato, hanno anche accertato che 20 giorni prima l’arresto del maestro Timpanelli, il tenente della finanza, il promoter e l’imputato Biagio Tribulato, si riunirono presso il bar dell’orologio di Avola, città dove vive lo stesso tenente. Da tale incontro sarebbe scaturita una denuncia di usura contro il maestro Domenico Timpanelli, poi anch’essa archiviata. Una storia contorta, incredibile per la quale oggi tutti i finanzieri sono sentiti come testi nel processo contro il presunto confidente Biagio Tribulato. Una serie di testimonianze contraddittorie, a volte opposte per una verità ancora lontana e per un innocente portato in carcere solo perché il giorno dopo doveva versare un assegno, frutto di lavoro e tanti sacrifici, assegno poi risultato scoperto e soldi perduti, forse per sempre. E’ lo stesso promoter, in una delle tante dichiarazioni, fatte al P.M. Silvia Benetti a sostenere che “durante gli incontri alla Guardia di Finanza, sentii parlare Tribulato con il tenente e gli sentii dire al tenente che Timpanelli era legato a fatti di droga. Io mi stupii e dissi a Tibulato che non ne volevo sapere nulla. Io chiesi spiegazioni a Tribulato ma lui mi disse di starne fuori e che se ne sarebbe occupato lui”. Ed ancora: “Non so spiegarle perché ci sono state tutte quelle telefonate di notte con il Tribulato. Sicuramente l’arresto di Timpanelli mi ha portato vantaggi, visto che non avrebbe potuto più incassare la somma,…… Io ero tranquillo perché mi fidavo di Biagio che aveva attivato rapporti con la finanza, in verita’ quella notte Tribulato mi aveva detto che avrebbero arrestato Timpanelli ma non sapevo per quale motivo”.
“Tenterò di parlare con il nuovo Procuratore appena s’insedierà”, sostiene Timpanelli. “Chi ha interesse a fermarmi mi ha denunciato tante volte per diffamazione e tante volte hanno archiviato i procedimenti. Mi auguro solo che la Procura, un giorno, faccia il passo importante che rispetti giustizia e verità. Nessun innocente dovrà, mai più, andare in carcere al grido di “Bingo” buttato giù come un birillo di legno, senza vita né anima, vittima di un macabro gioco”. Ad oggi, al maestro Domenico nessuno ha mai restituito le sue 250.000,00 euro e l’assegno che il promoter gli aveva consegnato è risultato carta straccia. E la storia continua….