A PROCESSO IL PROMOTER GELESE ACCIARO VINCENZO, PRESUNTO MANDANTE DEL CRIMINALE VICINO ALLA MAFIA, BIAGIO TRIBULATO, DI LENTINI, GIA’ CONDANNATO A 3 ANNI E SEI MESI DI RECLUSIONE PER AVERE SIMULATO IL REATO DI DROGA A DANNO DEL MAESTRO DOMENICO TIMPANELLI.
Il 27 Aprile di 6 anni fa, il maestro di Gela Domenico Timpanelli veniva arrestato ingiustamente a seguito di una operazione ambigua e fallimentare della GdF di Gela. Il movente dell’arresto fu quello d’impedire a Timpanelli di portare all’incasso un assegno-truffa emesso dal promoter gelese Acciaro Vincenzo per un importo di 250.000,00 euro. Si trattava di un investimento farlocco, proposto dal promoter Acciaro e sul quale il Timpanelli era stato ingannato. Secondo la Procura della Repubblica, il promoter Acciaro Vincenzo, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo in concorso con TRIBULATO Biagio”, già condannato per gli stessi reati alla pena di anni 3 e mesi 6 di reclusione, “avendone rafforzato il proposito criminoso, dopo avere simulato a carico di Timpanelli Domenico tracce del reato di detenzione di sostanza stupefacente a fini dello spaccio, pur sapendolo innocente, informava – mediante il predetto Tribulato Biagio – gli ufficiali della Compagnia della Guardia di Finanza di Gela su presunti traffici di droga posti in essere dal Timpanelli Domenico. In particolare, contribuiva a simulare a carico di Timpanelli le tracce del reato, facendo ritrovare, in occasione della perquisizione posta in essere dagli agenti, alcuni involucri contenenti 482 gr. di hascish e circa 5 gr. di cocaina, occultati nel passaruota anteriore sinistro della macchina del Timpanelli – fatti per i quali il Timpanelli veniva tratto in arresto”.
“Mi sento sbeffeggiato da alcuni soggetti in divisa della GdF di Gela ed in primis dal Capitano Paolo Salemi, originario di Avola. Se il Procuratore di Gela, ha definito il suo comportamento opaco, per me il Salemi dovrebbe cambiare mestiere perché, da dilettante, ha mostrato tanta inesperienza e incapacità.”
E che sul caso Timpanelli quei finanzieri abbiano creato solo disastri, lo si evince dal suo totale proscioglimento, dal risarcimento che lo Stato Italiano ha dovuto erogare al Timpanelli, dalle altre cause che Timpanelli porta avanti contro la GdF e da tanti soldi che lo Stato ha dovuto esborsare per inutili processi, sempre archiviati, contro il professore Domenico Timpanelli. Va ricordato infatti, che 20 giorni prima dall’arresto per droga del Timpanelli, il capitano Paolo Salemi, si trovava seduto al bar dell’orologio di Avola, assieme al condannato Biagio Tribulato ed all’imputato Acciaro Vincenzo. Uno strano rapporto che legava i mafiosi del clan Cappello/Carateddi di Catania a BiagioTribulato e Tribulato al promoter Acciaro ed al finanziere Salemi. Infatti, da quella riunione al bar, Timpanelli, ancor prima di essere arrestato per droga, si vedrà ingiustamente denunciato ed indagato per usura. “ Dal summit del bar di Avola, si era deciso il mio arresto” sostiene Timpanelli “ma essendoci di mezzo dei soldi si era tentata, tra caffè e dolcetti, la strada della falsa usura”. Timpanelli infatti fu prosciolto sia dal reato di usura che di droga ma anche da altri otto procedimenti che sono stati inventati a carico del Timpanelli e che oggi risultano tutti archiviati. Per tale motivo Timpanelli ha denunciato l’ufficiale di finanza, il promoter ed il falso confidente Biagio Tribulato anche per persecuzione giudiziaria (stalking).
“I finanzieri mi avevano denunciato anche per detenzione di monete antiche, a loro dire di inestimabile valore. Inoltre, si erano inventati una evasione fiscale di circa 1 milione e 400 mila euro ed anche in questo hanno fallito miseramente”. In questo disastro operato dalla GdF di Gela, a pagare i danni è stato in primis il maestro Timpanelli e poi lo Stato, oggi entrambi parti offese al processo. Secondo Timpanelli, il processo contro il promoter Acciaro arriva troppo tardi e la stessa Procura ha agito con estrema lentezza benché i magistrati abbiano lavorato scoprendo situazioni anche raccapriccianti. “Allo stato, non vi sono prove che l’ufficiale di finanza abbia agito in qualità di complice ma da opaco dilettante verosimilmente sì” sostiene Timpanelli. Il rischio adesso è però quello della prescrizione e per tale motivo Timpanelli chiederà un rapido processo che faccia piena luce su una vicenda criminale gestita in modo ambiguo dalla GdF di Gela.