CON CREMA DI BANANA E PANNA, IL DOLCE “CORPO DI REATO” DIVISO IN TRE PARTI. LA FETTA CON FRUTTO D’IMPORTAZIONE TUNISINA, OFFERTA VIRTUALMENTE AL CAPITANO DELLA FINANZA PAOLO SALEMI, LA FETTA PIU’ GRANDE, ALLA MAGGIORE CONDANNA DEL PROMOTER GELESE ACCIARO VINCENZO, 4 ANNI DI RECLUSIONE, MENTRE, LA PORZIONE PIU’ PICCOLA, IN ONORE AI 3 ANNI E 6 MESI DI CARCERE, VA AL LENTINESE BIAGIO TRIBULATO. PER I DUE CONDANNATI, BIOCHETASI INVECE DI CILIEGINE.
Era Sabato di Pasqua 7 Aprile 2012, quando, presso il bar dell’orologio di Avola, città d’origine del capitano Paolo Salemi, tra dolcetti e caffè, seggono attorno ad un tavolo, l’ufficiale di Finanza Paolo Salemi, allora comandante pro tempore della caserma di Gela, un falso confidente di Lentini, il criminale Biagio Tribulato, soggetto vicino a mafiosi del clan Cappello/Carateddi di Catania ed il promoter gelese condannato, Vincenzo Acciaro, amico e socio di Tribulato. Insieme, discutono e programmano una serie di denunce e dichiarazioni, da redigere presso la caserma della GdF di Gela, con urgenza e prima di Venerdì 13 Aprile, contro il gelese Domenico Timpanelli. Timpanelli, insegnante e Tour Operator, l’anno precedente, aveva consegnato al promoter Acciaro, cinque assegni da 50 mila euro ciascuno, per un investimento, poi rivelatosi una truffa. Il maestro Timpanelli, dopo avere tentato più volte e senza riuscirci, a farsi restituire i propri soldi dal promoter gelese, aveva avvisato controparte a mezzo raccomandate, che il 13 Aprile, avrebbe versato l’assegno a garanzia dell’investimento, rilasciato da Acciaro Vincenzo e per l’importo del capitale di € 250.000,00. Ma Acciaro, che i soldi li aveva fatti sparire, non avendo provviste sul suo conto ed impaurito di essere protestato, ideava e simulava, utilizzando il criminale Biagio Tribulato, un falso reato d’usura in capo a Timpanelli. Acciaro, si era, altresì, rivolto a Caponnetti, presidente dell’associazione antiracket di Gela, rendendo quasi reale ciò che invece era l’inizio di un vero e proprio complotto ordito ai danni del Timpanelli. Prima del 13 Aprile, presso la GdF di Gela, ratificano una serie di denunce e false dichiarazioni; la mattina del 13 Aprile, giorno in cui Timpanelli aveva minacciato di versare l’assegno, STRANAMENTE, in compagnia del criminale lentinese, che Acciaro Vincenzo, faceva passare come dirigente Allianz Bank, Acciaro, si recava presso la presidenza della Scuola ove insegnava Timpanelli. Chiede al Preside di convocare in direzione l’insegnante, a suo dire, perché aveva portato, in contanti, le 250 mila euro da restituire al maestro Timpanelli ma in verità, Acciaro era in possesso di banconote per circa solo 15.000 euro.
LA TRAPPOLA
Perché se Acciaro aveva segnalato Timpanelli all’associazione antiracket ed aveva ratificato, contro il maestro, denunce alla GdF di Gela, facendosi credere vittima d’usura, va poi dal preside, a suo dire, per “restituire” al Timpanelli, l’intera somma o parte di essa in contanti? La risposta la da lo stesso promoter Acciaro, nell’udienza del 10 Ottobre scorso, presso il Tribunale di Gela. In quella sede, ha dichiarato che ad aspettare Timpanelli, vi erano alcuni finanzieri in borghese, quindi anche l’ufficiale GdF del bar dell’orologio, pronti ad arrestare Timpanelli. Se solo il maestro si fosse recato per ricevere parte dei suoi soldi, quella restituzione parziale, Acciaro e Tribulato, l’avrebbero fatta passare come cessione d’interessi usurai, così come falsamente denunciato in precedenza e dopo il summit del bar dell’orologio di Avola.
Ma il maestro Timpanelli aveva ceduto 5 assegni da 50 mila euro ciascuno e non capiva il perché doveva ricevere dei contanti. “Ricordo bene la telefonata del preside…sostiene Timpanelli, ma io risposi al dirigente che se Acciaro voleva veramente restituirmi i miei soldi, poteva metterli sul suo conto perché io avrei versato l’assegno e quindi non andai in presidenza”. Il complotto non riesce e quindi finanzieri ed attuali condannati dovettero desistere. Ma allora come convincere Timpanelli a non versare l’assegno prima di fine mese? Come prendere tempo per organizzare un secondo complotto? Recandosi a casa del Timpanelli: piangendo, abbracciandolo, facendogli capire che stava facendo protestare e rovinando un bravo ed onesto Acciaro. Timpanelli ha più volte dichiarato: “Acciaro aveva le lacrime agli occhi, mi pregava di non rovinarlo, di dargli un po’ di tempo, solo due settimane, mi supplicava e questa cosa mi faceva stare male. Attorno a me, vi erano solo persone che pensavano al bene di Acciaro ed in molti mi chiedevano di non rovinarlo, di non portarlo a protesto.”
“ACCIARO MI DISSE, DAMMI DUE SETTIMANE E SISTEMIAMO TUTTO! COSI’ DECIDEMMO CHE AVREI VERSATO L’ASSEGNO LUNEDI 30 APRILE”
Venerdi 27 Aprile, uscendo da casa, mentre il maestro Timpanelli, si recava verso la sua vettura, veniva aggredito e fermato da un folto gruppo di uomini. “Pensavo una rapina”! Invece era lo stesso ufficiale del bar di Avola, lo stesso che si era recato anche a Scuola che con lo stesso gruppo di finanzieri, oltre ad occuparsi d’usura, operavano su Timpanelli, un controllo per droga. Dopo una lunga perquisizione, prima dentro casa, poi in cantina e successivamente dentro l’autovettura, senza rinvenire nulla, da dietro la ruota anteriore sinistra della sua autovettura, veniva estratto un pacco di droga ed al grido di BINGO, Venerdì 27 Aprile, Timpanelli veniva arrestato e da innocente condotto in carcere.
FINANZIERI INCOMPETENTI
Il promoter Acciaro, per mezzo del criminale Tribulato, aveva informato l’ufficiale Paolo Salemi, che Timpanelli trafficava droga pur sapendo che tali dichiarazioni erano false. Pertanto i finanzieri, prima aprirono un procedimento per usura e poi un secondo per droga. Nessuna indagine, nessuna verifica da parte della GdF se non l’avere creduto ad Acciaro e Tribulato. “Comportamento opaco” definì il Procuratore Asaro tutta l’operazione del capitano Salemi e della GdF di Gela e così anche altri PM della Procura. Quella notte vi furono 30 contatti telefonici e diversi SMS tra i due condannati Acciaro e Tribulato. Da Lentini, Tribulato Biagio, si recò presso l’amico Giuseppe Coniglione, mafioso dei Cappello di Catania, per rifornirsi di droga: erano circa l’una di notte! Poi alle ore 3,05 di notte del 27 Aprile, Biagio Tribulato, in perenne contatto telefonico per tutta la notte con Acciaro, si trovava nei pressi dell’autovettura del Timpanelli, parcheggiata a Gela, nel quartiere Macchitella. Una volta che Tribulato fece il lavoro sporco, i finanzieri meno di un ora dopo, operavano appostamenti e successivo arresto del Timpanelli. Il criminale Biagio Tribulato, sia prima di arrivare a Gela che sulla strada del rientro, ha avuto anche 12 contatti telefonici con il capitano della guardia di finanza Paolo Salemi.
ADESSO IL PROMOTER ACCIARO ACCUSA I FINANZIERI
Nel 2012 durante le dichiarazioni che Acciaro rendeva al PM Silvia Benetti, lo stesso diceva di sapere che “Timpanelli il 27 Aprile doveva essere arrestato” ma non ricordava se a dirglielo era stato il finanziere Salemi o Tribulato. Nell’udienza del 10 Ottobre 2019, Acciaro, pur di discolparsi, ha palesemente dichiarato di sapere prima di quel 27 Aprile 2012, che Timpanelli doveva essere arrestato e che a dirgli di tale arresto furono i finanzieri e Tribulato. Tribulato Biagio, il criminale oggi irreperibile, condannato in via definitiva a 3 anni e mesi 6 di reclusione per avere simulato le tracce del reato di droga a danno del Timpanelli. Acciaro Vincenzo, il mandante della droga, che sapeva dell’arresto del Timpanelli perché aveva organizzato una simulazione e per la seconda volta: la prima, facendo aprire un procedimento d’usura e poi un’altro per droga in capo all’innocente Timpanelli. Acciaro, pagò 2.000 euro circa per un pacco di droga, pur di non restituire le 250 mila euro. Per la cronaca, se Timpanelli non fosse stato arrestato e si fosse recato in banca, quel Lunedì 30 Aprile, avrebbe trovato sul conto di Acciaro solo 0,87 centesimi di euro, appena i soldi per un dolcetto al bar dell’orologio di Avola.