GELA, TORTA “BINGO” IN ONORE A FINANZIERI E CONDANNATI

CON CREMA DI BANANA E PANNA, IL DOLCE “CORPO DI REATO” DIVISO IN TRE PARTI. LA FETTA CON FRUTTO D’IMPORTAZIONE TUNISINA, OFFERTA VIRTUALMENTE AL CAPITANO DELLA FINANZA PAOLO SALEMI, LA FETTA PIU’ GRANDE, ALLA MAGGIORE CONDANNA DEL PROMOTER GELESE ACCIARO VINCENZO, 4 ANNI DI RECLUSIONE, MENTRE, LA PORZIONE PIU’ PICCOLA, IN ONORE AI 3 ANNI E 6 MESI DI CARCERE, VA AL LENTINESE BIAGIO TRIBULATO. PER I DUE CONDANNATI, BIOCHETASI INVECE DI CILIEGINE.

LA VITTIMA DEL COMPLOTTO DI GELA, DOMENICO TIMPANELLI

Era Sabato di Pasqua 7 Aprile 2012, quando, presso il bar dell’orologio di Avola, città d’origine del capitano Paolo Salemi, tra dolcetti e caffè, seggono attorno ad un tavolo, l’ufficiale di Finanza Paolo Salemi, allora comandante pro tempore della caserma di Gela, un falso confidente di Lentini, il criminale Biagio Tribulato, soggetto vicino a mafiosi del clan Cappello/Carateddi di Catania ed il promoter gelese condannato, Vincenzo Acciaro, amico e socio di Tribulato. Insieme, discutono e programmano una serie di denunce e dichiarazioni, da redigere presso la caserma della GdF di Gela, con urgenza e prima di Venerdì 13 Aprile, contro il gelese Domenico Timpanelli. Timpanelli, insegnante e Tour Operator, l’anno precedente, aveva consegnato al promoter Acciaro, cinque assegni da 50 mila euro ciascuno, per un investimento, poi rivelatosi una truffa. Il maestro Timpanelli, dopo avere tentato più volte e senza riuscirci, a farsi restituire i propri soldi dal promoter gelese, aveva avvisato controparte a mezzo raccomandate, che il 13 Aprile, avrebbe versato l’assegno a garanzia dell’investimento, rilasciato da Acciaro Vincenzo e per l’importo del capitale di € 250.000,00. Ma Acciaro, che i soldi li aveva fatti sparire, non avendo provviste sul suo conto ed impaurito di essere protestato, ideava e simulava, utilizzando il criminale Biagio Tribulato, un falso reato d’usura in capo a Timpanelli. Acciaro, si era, altresì, rivolto a Caponnetti, presidente dell’associazione antiracket di Gela, rendendo quasi reale ciò che invece era l’inizio di un vero e proprio complotto ordito ai danni del Timpanelli. Prima del 13 Aprile, presso la GdF di Gela, ratificano una serie di denunce e false dichiarazioni; la mattina del 13 Aprile, giorno in cui Timpanelli aveva minacciato di versare l’assegno, STRANAMENTE, in compagnia del criminale lentinese, che Acciaro Vincenzo, faceva passare come dirigente Allianz Bank, Acciaro, si recava presso la presidenza della Scuola ove insegnava Timpanelli. Chiede al Preside di convocare in direzione l’insegnante, a suo dire, perché aveva portato, in contanti, le 250 mila euro da restituire al maestro Timpanelli ma in verità, Acciaro era in possesso di banconote per circa solo 15.000 euro.

L’assegno/truffa emesso dal promoter gelese Vincenzo Acciaro, a garanzia di un investimento farlocco

LA TRAPPOLA

Perché se Acciaro aveva segnalato Timpanelli all’associazione antiracket ed aveva ratificato, contro il maestro, denunce alla GdF di Gela, facendosi credere vittima d’usura, va poi dal preside, a suo dire, per “restituire” al Timpanelli, l’intera somma o parte di essa in contanti? La risposta la da lo stesso promoter Acciaro, nell’udienza del 10 Ottobre scorso, presso il Tribunale di Gela. In quella sede, ha dichiarato che ad aspettare Timpanelli, vi erano alcuni finanzieri in borghese, quindi anche l’ufficiale GdF del bar dell’orologio, pronti ad arrestare Timpanelli. Se solo il maestro si fosse recato per ricevere parte dei suoi soldi, quella restituzione parziale, Acciaro e Tribulato, l’avrebbero fatta passare come cessione d’interessi usurai, così come falsamente denunciato in precedenza e dopo il summit del bar dell’orologio di Avola.

Ma il maestro Timpanelli aveva ceduto 5 assegni da 50 mila euro ciascuno e non capiva il perché doveva ricevere dei contanti. “Ricordo bene la telefonata del preside…sostiene Timpanelli, ma io risposi al dirigente che se Acciaro voleva veramente restituirmi i miei soldi, poteva metterli sul suo conto perché io avrei versato l’assegno e quindi non andai in presidenza”. Il complotto non riesce e quindi finanzieri ed attuali condannati dovettero desistere. Ma allora come convincere Timpanelli a non versare l’assegno prima di fine mese? Come prendere tempo per organizzare un secondo complotto? Recandosi a casa del Timpanelli: piangendo, abbracciandolo, facendogli capire che stava facendo protestare e rovinando un bravo ed onesto Acciaro. Timpanelli ha più volte dichiarato: “Acciaro aveva le lacrime agli occhi, mi pregava di non rovinarlo, di dargli un po’ di tempo, solo due settimane, mi supplicava e questa cosa mi faceva stare male. Attorno a me, vi erano solo persone che pensavano al bene di Acciaro ed in molti mi chiedevano di non rovinarlo, di non portarlo a protesto.”

“ACCIARO MI DISSE, DAMMI DUE SETTIMANE E SISTEMIAMO TUTTO! COSI’ DECIDEMMO CHE AVREI VERSATO L’ASSEGNO LUNEDI 30 APRILE”

Venerdi 27 Aprile, uscendo da casa, mentre il maestro Timpanelli, si recava verso la sua vettura, veniva aggredito e fermato da un folto gruppo di uomini. “Pensavo una rapina”! Invece era lo stesso ufficiale del bar di Avola, lo stesso che si era recato anche a Scuola che con lo stesso gruppo di finanzieri, oltre ad occuparsi d’usura, operavano su Timpanelli, un controllo per droga. Dopo una lunga perquisizione, prima dentro casa, poi in cantina e successivamente dentro l’autovettura, senza rinvenire nulla, da dietro la ruota anteriore sinistra della sua autovettura, veniva estratto un pacco di droga ed al grido di BINGO, Venerdì 27 Aprile, Timpanelli veniva arrestato e da innocente condotto in carcere.

FINANZIERI INCOMPETENTI

Il promoter Acciaro, per mezzo del criminale Tribulato, aveva informato l’ufficiale Paolo Salemi, che Timpanelli trafficava droga pur sapendo che tali dichiarazioni erano false. Pertanto i finanzieri, prima aprirono un procedimento per usura e poi un secondo per droga. Nessuna indagine, nessuna verifica da parte della GdF se non l’avere creduto ad Acciaro e Tribulato. “Comportamento opaco” definì il Procuratore Asaro tutta l’operazione del capitano Salemi e della GdF di Gela e così anche altri PM della Procura. Quella notte vi furono 30 contatti telefonici e diversi SMS tra i due condannati Acciaro e Tribulato. Da Lentini, Tribulato Biagio, si recò presso l’amico Giuseppe Coniglione, mafioso dei Cappello di Catania, per rifornirsi di droga: erano circa l’una di notte! Poi alle ore 3,05 di notte del 27 Aprile, Biagio Tribulato, in perenne contatto telefonico per tutta la notte con Acciaro, si trovava nei pressi dell’autovettura del Timpanelli, parcheggiata a Gela, nel quartiere Macchitella. Una volta che Tribulato fece il lavoro sporco, i finanzieri meno di un ora dopo, operavano appostamenti e successivo arresto del Timpanelli. Il criminale Biagio Tribulato, sia prima di arrivare a Gela che sulla strada del rientro, ha avuto anche 12 contatti telefonici con il capitano della guardia di finanza Paolo Salemi.

ADESSO IL PROMOTER ACCIARO ACCUSA I FINANZIERI

IL MANDANTE DEL COMPLOTTO DI GELA, ACCIARO VINCENZO

Nel 2012 durante le dichiarazioni che Acciaro rendeva al PM Silvia Benetti, lo stesso diceva di sapere che “Timpanelli il 27 Aprile doveva essere arrestato” ma non  ricordava se a dirglielo era stato il finanziere Salemi o Tribulato. Nell’udienza del 10 Ottobre 2019, Acciaro, pur di discolparsi, ha palesemente dichiarato di sapere prima di quel 27 Aprile 2012, che Timpanelli doveva essere arrestato e che a dirgli di tale arresto furono i finanzieri e Tribulato. Tribulato Biagio, il criminale oggi irreperibile, condannato in via definitiva a 3 anni e mesi 6 di reclusione per avere simulato le tracce del reato di droga a danno del Timpanelli. Acciaro Vincenzo, il mandante della droga, che sapeva dell’arresto del Timpanelli perché aveva organizzato una simulazione e per la seconda volta: la prima, facendo aprire un procedimento d’usura e poi un’altro per droga in capo all’innocente Timpanelli. Acciaro, pagò 2.000 euro circa per un pacco di droga, pur di non restituire le 250 mila euro. Per la cronaca, se Timpanelli non fosse stato arrestato e si fosse recato in banca, quel Lunedì 30 Aprile, avrebbe trovato sul conto di Acciaro solo 0,87 centesimi di euro, appena i soldi per un dolcetto al bar dell’orologio di Avola.

GELA E LE VOCI LIBERE CONTRO LA MAFIA


“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” 
GIOVANNI FALCONE

Il 23 maggio, in tutta Italia, viene celebrata la Giornata della Legalità, data che coincide con l’anniversario della strage di Capaci. In uno degli agguati di mafia più agghiaccianti della lunga storia che vede come antagonisti Cosa Nostra e lo Stato Italiano, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e il personale della scorta Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Dal 2002 il Miur e la Fondazione Falcone, si sono fatti promotori di progetti di educazione alla legalità nelle scuole di ogni ordine e grado, attraverso dei percorsi didattici che trovano sintesi nella celebrazione della giornata del 23 maggio e che, nel corso degli anni, hanno avuto il patrocinio di istituzioni di rilievo, quali le Forze dell’Ordine, l’Autorità nazionale anticorruzione, la Procura nazionale antimafia, il Consiglio superiore della Magistratura, la Corte dei Conti. Anche quest’anno, la preside Agata Gueli, reggente dell’Istituto Comprensivo « Gela e Butera » si fa promotrice di iniziative a sostegno della legalità con una manifestazione di quattro giorni, durante la quale interverranno, tra gli altri, anche il GIP del Tribunale di Gela, Dr. Lirio Conti, i sindaci di Gela, Niscemi e Butera, il sociologo Francesco Pira, vari operatori culturali. Un momento di riflessione, non solo per alunni e docenti, dedicato alla Convenzione ONU di Palermo sul crimine organizzato transnazionale. Un traguardo, sostiene la preside Agata Gueli, che « nasce dall’intuizione di Giovanni Falcone che, 40 anni fa, comprese l’irrinunciabilità della cooperazione giudiziaria e investigativa tra gli Stati contro le mafie ormai globali ».  Il mio impegno, sostiene la preside é che tutti gli alunni delle Scuole che io gestisco, « possano portare lungo il corso della loro vita, quei valori di verità e giustizia promossi dai Giudici Falcone e Borsellino ma anche di tutti quei martiri che hanno pagato a caro prezzo quelle idee di legalità ».

In foto, la preside Agata Gueli, impegnata nel sociale e promotrice delle giornate della legalità

ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA CORRUZIONE: GDF NISSENA NELLA BUFERA

Tre anni di carcere all’ex Comandante delle fiamme gialle di Caltanissetta, colonnello Gianfranco Ardizzone

Nel 2014, su sollecitazione del famoso finanziere Paolo Salemi di Avola, in merito ad una presunta evasione fiscale milionaria, operata dal maestro Timpanelli, alcuni finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Caltanissetta, si erano appostati a Gela, nei pressi dell’abitazione del Timpanelli. Quella mattina, Timpanelli, unitamente alla sua vettura Peugeot 308 CC, era giunto con Grandi Navi al Porto di Palermo dal Porto di Tunisi La Goulette. I finanzieri, che erano a conoscenza del viaggio effettuato dal Timpanelli, operarono serrati controlli doganali al porto di Palermo. A Gela, ad attenderlo, nei pressi della sua abitazione, si erano recati il luogotenente Mario Sanfilippo ed altri due ufficiali del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Caltanissetta. Ma Timpanelli, ignaro di questo ulteriore complotto che si stava organizzando a suo danno, per impegni personali, si recava nei pressi di Calatafimi, in provincia di Trapani. Solo in serata, gli ufficiali, stanchi di attendere il Timpanelli, lo chiamarono al suo cellulare dicendo che i predetti lo stavano aspettando a Gela, per una perquisizione domiciliare in sua presenza. Timpanelli che già due anni prima era stato vittima di complotto ed ingiusto arresto, prima di chiudere il telefono in faccia all’ufficiale, alquanto adirato, rispose: “ Andate a fare in ..…..” 

La perquisizione venne comunque effettuata Lunedì successivo e, dopo avere sequestrato documentazione riconducibile ad una Società amministrata dal Tunisino SAI Mohamed, i finanzieri, denunciarono ingiustamente il maestro Timpanelli per evasione fiscale di circa 1 milione e 400 mila euro. “Cifre sballate e frutto di cattiveria” disse subito Timpanelli. Ed infatti la Procura di Gela, dopo un anno d’indagini, chiese l’archiviazione subito accolta dal GIP perché non vi era nessun reato penale.

Furiosi per questo ulteriore fallimento, alcuni finanzieri tentarono allora la via civilistica dell’Agenzia delle Entrate che vede, ancora oggi, Timpanelli, proporre ricorsi in Commissione Tributaria a Caltanissetta, per una presunta evasione fiscale di circa 300 mila euro.  

Ma che fine hanno fatto, nel frattempo il luogotenente Mario Sanfilippo, il colonnello Ardizzone ed il comandante del Nucleo Polizia Tributaria di Caltanissetta Ettore Orfanello ?

Indagati per il caso Montante, l’ex Comandante della Guardia di Finanza di Caltanissetta, oggi 11 Maggio 2019, è stato condannato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione a tre anni di reclusione: la notizia é stata data anche da tutti i TG nazionali. Secondo la Procura della Repubblica di Caltanissetta, all’interno della GdF Nissena, venivano effettuati controlli fiscali favorevoli agli imprenditori amici in cambio di benefici personali mentre controlli severi, spropositati e talvolta anche ingiusti, verso soggetti cosidetti “nemici”. Tali controlli fiscali erano proprio organizzati dal comandante del Nucleo Polizia Tributaria di Caltanissetta, maggiore Ettore Orfanello e dal luogotenete Mario Sanfilippo recatosi più volte a Gela per colpire Timpanelli.

Tra i controlli “favorevoli” la Procura della Repubblica di Caltanissetta, ha scoperto quelli che furono fatti a favore dell’imprenditore Massimo Romano, titolare di una catena di supermercati. Tali operazioni avrebbero fruttato al maggiore Ettore Orfanello, anche l’assunzione alla Co.Fi.Di della sua compagna, la signora Maria Rosaria Tirritto. Assunzione anche per la sorella del luogotenente Mario Sanfilippo, impiegata presso i supermercati proprio dell’imprenditore Massimo Romano.

Segnaliamo anche l’insolita amicizia tra Antonello Montante di Serradifalco, oggi condannato a 14 anni di reclusione dal Tribunale di Caltanissetta ed il Generale della GdF Michele Adinolfi. I predetti, invece di scegliere un bar per i loro incontri, come avvenne tra il criminale Biagio Tribulato ed il capitano Paolo Salemi di Avola, cenavano insieme presso l’Hotel Collection Sina Bernini di Roma con vista sulla Fontana del Tritone di Piazza Barberini. Per la cronaca, anche il Generale Micheluccio è stato indagato per ben due volte, uscendo però indenne dalle inchieste per poi lasciare la GdF ed andare in pensione.

GELA, IL TESTIMONE INVISIBILE

NUOVI FALLIMENTI DEI FINANZIERI DI GELA CHE APRONO DUE PROCEDIMENTI-VENDETTA CONTRO IL MAESTRO DOMENICO TIMPANELLI PER DIFFAMAZIONE E CALUNNIA. MA DUE PUBBLICI MINISTERI E DUE GIP ARCHIVIANO TUTTO. SECONDO L’AVVOCATO DEL CAPITANO SALEMI, TIMPANELLI AVREBBE DEFINITO L’UFFICIALE “COGLIONE” MA TIMPANELLI CONTROBATTE “IMPOSSIBILE DEFINIRE SALEMI COGLIONE: I TESTICOLI PRODUCONO IL SEME DELLA VITA, SALEMI INVECE PRODUCE SOLO DISASTRI”

Era il 14 Settembre 2017 quando il comandante della Guardia di Finanza di Gela segnala in Procura il presente sito innocentedigela.com ed un articolo da noi pubblicato in data 11 Settembre 2017 dal titolo: “GELA, IMBROGLIONI E FINANZIERI, TRAMA DI UNA MAGAGNA”. L’articolo contiene anche una registrazione telefonica tra Timpanelli ed il M.llo Rappoccio fatta recapitare per posta e dall’estero in forma anonima al Timpanelli. Nel 2012 il Rappoccio, in forza presso la caserma della GdF di Gela, aveva organizzato, assieme all’ufficiale Salemi, l’ingiusto arresto del maestro Timpanelli, dopo che erano state simulate a danno del maestro, le tracce del reato di droga. Anni dopo, i finanzieri accusano Timpanelli di avere deriso sia il corpo della guardia di finanza che alcuni finanzieri che parteciparono, nel 2012, all’operazione-farsa dell’arresto del Timpanelli, poi rivelatasi un misero fallimento. Inoltre i finanzieri, che vorrebbero la chiusura del sito innocentedigela.com , lamentano che il database che gestisce il presente sito si trova negli Stati Uniti, quindi non gestibile dall’Italia e mostrano rabbia sul video pubblicato nel Settembre 2017, non appena la voce del M.llo Rappoccio viene coperta dall’immagine di Pinocchio. (per vedere il video, clicca sul seguente link: https://vimeo.com/218311918 )

Ma il pubblico Ministero Dr. Mario Calabrese, sostiene che “tra le immagini montate, non s’intravede alcuna forma di condotta diffamatoria nei confronti del finanziere Rappoccio, per cui non appare validamente sostenibile l’accusa in giudizio. Infatti la pubblicazione del video, seppur abbinata ad immagini fortemente provocatorie, sferzanti ed allusive ad opache condotte pregresse da parte della Guardia di Finanza, GIUDIZIALMENTE ACCERTATE, non valica mai la soglia della critica legittima e della protesta rispetto ad una delicata situazione già vissuta dal Timpanelli”. Pertanto il GIP dr. Paolo Andrea Fiore ne ha disposto l’archiviazione. Per l’ennesima volta, su Timpanelli, i finanzieri hanno fatto la solita pubblica figura di merda. “Chi ha creato danni d’immagine della GdF non sono certo io” controbatte Timpanelli… “sono tutti quegli incompetenti e quei corrotti che hanno disonorato ed imbrattato la loro divisa. Non è un caso che molti ufficiali sono stati arrestati ed altri fatti oggetto di procedimenti penali e disciplinari”. Dall’arresto per corruzione del colonnello della finanza Fabio Mendella che, a rate, avrebbe ricevuto oltre un milione di euro di tangenti, all’indagine a carico del generale in seconda delle fiamme gialle Vito Bardi e del suo predecessore Emilio Spaziante. “E che dire dell’amico di papà, l’ex generale Calogero Speciale, anche lui di Pietraperzia come mio padre?” Condannato per lo“scandalo delle spigole” a pagare 200 mila euro per avere usato illegittimamente un aereo ATR 42 MP in uso alle fiamme gialle per farsi portare pesce fresco da Pratica di Mare alle Alpi trentine dove lui era in vacanza. E la lista è lunga….da Gela a Palermo, Roma, Venezia, Milano, potremmo scrivere fiumi di nomi particolarmente di ufficiali che hanno tradito e disonorato la Guardia di Finanza. Pertanto non è certo Timpanelli che ha deriso o diffamato le fiamme gialle bensì molti finanzieri che con i loro abusi, le loro incompetenze, l’ingordigia di potere, promozioni e denaro, hanno creato un’immagine spazzatura.

“A TALE IMMAGINE, UN CONTRIBUTO LO HA DATO CERTAMENTE IL CAPITANO PAOLO SALEMI DI AVOLA” che con le sue indagini farlocche e superficiali ha mandato in carcere l’innocente maestro Domenico Timpanelli e di fatto avvantaggiato, facendosi prendere in giro, Biagio Tribulato, il criminale vicino ad ambienti della mafia di Catania, condannato in via definitiva a 3 anni e 6 mesi di reclusione ( amico del mafioso Giuseppe Coniglione, clan Cappello/Carateddi) per avere simulato a carico del Timpanelli, le tracce del reato di droga. Quelle indagini scandalose che indicarono il criminale Tribulato come confidente, hanno di fatto avvantaggiato il promoter gelese, ex Allianz Vincenzo Acciaro che doveva restituire al Timpanelli 250 mila euro e che invece aveva fatto sparire. Anche Acciaro, è imputato e sotto processo per gli stessi reati contestati al condannato Biagio Tribulato. La posizione del capitano Salemi, seppure in formula dubitativa, é stata archiviata e così anche il procedimento disciplinare. Il comandante del Salemi, colonnello Francesco Mazzotta, ha però inteso richiamare il Salemi scrivendo che “l’ufficiale viene, comunque, sensibilizzato a porre maggiore scrupolo nella attivazione di iniziative investigative che vedono il coinvolgimento di fonti informative, e al rigoroso rispetto delle disposizioni che disciplinano la relativa materia”. Se solo ci fosse stata da parte del finanziere Salemi  più competenza, “maggiore scrupolo” e “rigoroso rispetto delle disposizioni che disciplinano la relativa materia” la storia oggi sarebbe stata un’altra ed un innocente non sarebbe finito in carcere.

Invece il capitano Paolo Salemi, ha presentato una nuova denuncia per diffamazione e calunnia contro il maestro Timpanelli che i Giudici hanno scoperto essere vittima di un complotto.

“Uno schifo, una vergogna che questo personaggio percorra ancora la strada dell’ingiustizia. Perché non apre un inchiesta contro Acciaro e verifica IN QUALI SPORCHE TASCHE CORROTTE SONO FINITI PARTE DELLE 250.000 EURO CHE ACCIARO HA FATTO SPARIRE? Perché continua a perseguitare un innocente senza interessarsi mai a come quei soldi sono stati spesi da Acciaro? Ed a chi Acciaro ne ha presumibilmente dato una parte?”

Anche in questo caso però i magistrati di Gela non si sono lasciati ingannare dalle denunce del capitano Salemi di cui tutti ormai conoscono il suo operato. La recente denuncia per diffamazione e calunnia che il predetto ufficiale GdF ha inteso presentare contro Timpanelli è stata archiviata dal GIP del Tribunale di Gela su richiesta del P.M. Salemi farebbe bene a finirla di creare altri danni e sperperare soldi dello Stato in indagini inutili… Oggi lo Stato paga risarcimenti al Timpanelli proprio a causa dell’operato deludente del capitano Paolo Salemi i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Invece di recarsi al bar dell’orologio di Avola con un criminale condannato vicino alla mafia, tale è Biagio Tribulato di Lentini ed assieme al promoter gelese Acciaro Vincenzo, imputato per gli stessi reati contro Timpanelli, il finanziere Salemi, farebbe bene a chiedere scusa dei suoi errori in primis al Timpanelli e poi allo Stato. Semmai tali errori dovrebbero poi essere vagliati dalla Corte dei Conti.

GELA, DA DETENUTO A PARTE OFFESA, TIMPANELLI ACCUSA ACCIARO

UDIENZA FIUME QUELLA SOSTENUTA DAL PROFESSORE DOMENICO TIMPANELLI, SENTITO PER ORE IN TRIBUNALE, LONTANO DA PUBBLICO E GIORNALISTI. PRESENTE LIMPUTATO ACCIARO VINCENZO ACCUSATO DI “CONTRIBUIRE A SIMULARE A CARICO DI TIMPANELLI LE TRACCE DI REATO DI DROGA, FACENDO RITROVARE, 482 GR. DI HASHISH E CIRCA 5 GR. DI COCAINA…”

Il complotto di Gela raccontato dalla parte offesa Domenico Timpanelli che per un intero pomeriggio ha risposto, per ore, a tutte le domande del Pubblico Ministero e del difensore di Acciaro Vincenzo. Nel 2012, a carico del Timpanelli, furono simulati anche i reati di droga ed usura con false dichiarazioni e denunce rese da Acciaro Vincenzo e Tribulato Biagio. Quest’ultimo, vicino al clan mafioso dei Cappello-Carateddi e già stato condannato in primo grado a 3 anni e sei mesi di reclusione per gli stessi reati che oggi sono contestati all’ex promoter gelese Acciaro Vincenzo.

L’imputato Acciaro Vincenzo.

Il movente come noto, era un assegno di euro 250.000,00 che Timpanelli doveva incassare, soldi investiti presso il promoter Acciaro, il quale li aveva fatti sparire. E proprio il complotto, secondo Timpanelli, non nasce con il pacco di droga, fatto mettere dietro la ruota della sua autovettura. Acciaro e Tribulato, due settimane prima dell’ingiusto arresto del Timpanelli, avevano organizzato una falsa restituzione della somma, ma per volontà di Acciaro, in contanti e presso la Presidenza della Scuola ove insegnava Timpanelli. Anche quella fu una trappola perché Acciaro aveva già falsamente denunciato Timpanelli per usura e si era poi recato a Scuola con dei contanti dicendo di volere in parte restituire la somma al maestro Timpanelli. In realtà, innanzi la Scuola vi erano alcuni finanzieri pronti ad arrestare Timpanelli, in quanto Acciaro e Tribulato, avrebbero poi fatto passare quella restituzione di soldi, come  frutto di usura.”

L’assegno-truffa emesso da Acciaro Vincenzo

Il difensore di Acciaro che non ha certamente gradito il lungo intervento del maestro Timpanelli, ha tentato di scagionare l’imputato Acciaro e le sue responsabilità le cui colpe ricadrebbero, su dei Romeni o sugli stessi finanzieri. Ma il finanziere Paolo Salemi, benché con formula dubitativa, è stato prosciolto. Quale movente poteva avere il finanziere? I soldi li aveva intascati Acciaro, se ne era ingiustamente appropriato e li aveva fatti sparire. Acciaro semmai aveva urgenza che Timpanelli fosse eliminato anche perché lo stesso Timpanelli lo aveva minacciato di denuncia. Semmai, ai magistrati, Timpanelli ha dichiarato che quei finanzieri agirono da incompetenti perché, alcuni di loro si sono fatti prendere in giro da Acciaro e Tribulato.   “Lavvocato di Acciaro non tiene conto neppure delle intercettazioni ambientali fatti presso la Procura della Repubblica”, sostiene Timpanelli. Quattro ore di conversazioni tra Acciaro e Tribulato che, secondo Timpanelli, inchiodano lo stesso Acciaro:

TRIBULATO: “U FATTU DA MACHINA SAVIA A FARI”

ACCIARO: “NO, NO, NO NON LO FARE QUEL DISCORSO”   ed ancora

ACCIARO: “ MINCHIA, AVISSIVU CHIU RIMEDIO….DI DROGA…”

Dalle carte emerge, altresì che Acciaro e Tribulato ERANO A CONOSCENZA CHE TIMPANELLI LA NOTTE DEL 27 APRILE 2012, DOVEVA ESSERE ARRESTATO.

Per Timpanelli, basterebbe solo questo e le intercettazioni ambientali della Procura per inchiodare Acciaro alle sue responsabilità. Tribulato infatti dopo la condanna è scomparso malgrado il DAP, la Polizia di Stato ed i Carabinieri lo abbiano cercato. Lo stesso si è reso irreperibile a tal punto che il GIP del Tribunale di Gela, ha dovuto emettere decreto di irreperibilità.

 

Pur di eliminare Timpanelli, facendolo arrestare, emerge che Acciaro aveva pagato e corrotto i suoi testi: il gelese Aiello Graziano e lo stesso Tribulato Biagio che allora, dovevano rendere falsa testimonianza al PM Serafina Cannatà. Lo stesso Acciaro intercettato in Procura dirà “ Si dici na cosa diversa a cué ca sbagghia a parrari, ccà davanti a tutti ci livamu immediatamente i sordi…subito!”. Ed infatti qualcosa va storto perché l’allora PM Serafina Cannatà, trattiene Aiello Graziano più del dovuto e lo mette sotto torchio. Acciaro: “Io non lo capisco…. Tuttu stu tempu”… e Tribulato: “Me lo domandavo pure adesso…. Macari chissu spara minchiati…che si sta mpappinannu?

Aiello, pressato dal PM allora “sbagghia a parrari” ed invece di dichiarare quanto falsamente concordato con Acciaro, dirà che Acciaro gli ha prestato dei soldi e che lui, (Aiello Graziano), gli dava degli interessi. Ed infatti, Acciaro, al telefono, infuriato dirà. “No Graziano ha finito ora. Eeeh…no comunque non si e comportato bene…no niente… UN    QUACCHUARACCUÀ..…perché gli ha detto alla dottoressa, che lui questi soldi che ha ricevuto, me li ha messi in un cassetto, me li ha conservati no? E ME LI DAVA OGNI TANTO CON GLI INTERESSI….”

Ecco “l’usurato” Acciaro che presta soldi in contanti e che chiede interessi. Ecco un pacco di droga che viene utilizzato per fare arrestare un innocente. Ecco a Gela, una Guardia di Finanza inutile e deludente che ha fallito miseramente mandando in carcere un innocente e creando solo danni enormi.

GELA, L’IMPUTATO ACCIARO A PROCESSO

INDAGATI PER CORRUZIONE ANCHE I FINANZIERI CHE NEL 2014 ACCUSARONO IL MAESTRO TIMPANELLI DI EVASIONE FISCALE. PER TIMPANELLI, “FU UNA ULTERIORE VENDETTA”. I FINANZIERI ETTORE ORFANELLO, 55 ANNI E MARIO SANFILIPPO, 58 ANNI, INDAGATI DALLA PROCURA DI CALTANISSETTA SUL CASO MONTANTE. IL MARESCIALLO SANFILIPPO, PRIMA DI ANDARE IN PENSIONE, ALLA PROCURA DI GELA, AVEVA ACCUSATO TIMPANELLI DI EVASIONE FISCALE: TUTTO FALSO E TIMPANELLI VENNE SUBITO PROSCIOLTO.

Il complotto di Gela ha varie sfaccettature. Tra i tanti soggetti ambigui, predomina la figura oscura di Biagio Tribulato, amico del mafioso Giuseppe Coniglione e di altri soggetti vicini ai clan dei Nardo di Lentini. Fino ad Aprile 2012, quando si organizzò l’ingiusto arresto del maestro Domenico Timpanelli, Biagio Tribulato era anche amico e socio in affari con il promoter gelese Acciaro Vincenzo. E se Biagio Tribulato è già stato condannato ad anni 3 e mesi 6 di reclusione per avere simulato a carico del Timpanelli le tracce del reato di droga, Lunedì 4 Giugno 2018, comincia il processo contro l’imputato Acciaro Vincenzo.

L’imputato Acciaro Vincenzo

Il promoter ex Allianz, infatti, secondo la Procura di Gela, sarebbe il presunto organizzatore dell’arresto del Timpanelli e mandante di colui che portò la droga a Gela per incastrare Timpanelli. Per Timpanelli, Acciaro doveva essere processato prima e cioè, in qualità di coimputato, durante il processo Tribulato, già concluso in primo grado con la condanna. Timpanelli, infatti, teme che i reati possano prescriversi e quindi Acciaro esimersi dal giudizio, considerato che il 27 ottobre 2019 subentrerà la prescrizione.  Una storia allucinante che culmina con l’ingiusto arresto di un innocente solo perché Domenico Timpanelli reclamava la restituzione dei suoi soldi.

MA COSA ACCADDE VERAMENTE LA NOTTE DEL 27 APRILE, PRIMA DELL’INGIUSTO ARRESTO DEL MAESTRO TIMPANELLI ?

Il capitano della GdF Paolo Salemi, con poca professionalità, organizza un blitz contro Domenico Timpanelli, a seguito di indagini superficiali basate sulle false dichiarazioni di Tribulato Biagio di Lentini e del suo amico Acciaro Vincenzo: i due, accusano ingiustamente Domenico Timpanelli di usura e droga. Il promoter Acciaro ha premura ad eliminare Timpanelli perché il maestro è in possesso di un assegno di € 250.000 a firma di Acciaro e datato 30 Aprile: Acciaro, che ha fatto sparire i soldi che deve al Timpanelli, teme di finire in protesto.

Quella notte, il capitano della GdF si reca quindi a Macchitella, il quartiere dove vive Timpanelli, ma STRANAMENTE invece di appostarsi in modo da controllare l’abitazione del Timpanelli, si appostano, lui ed alcuni suoi colleghi, accanto ai campetti di calcio adiacenti il bar “La Capannina”; da lì è impossibile controllare non solo l’abitazione del Timpanelli ma l’intero palazzo di Via Sabbioncello. Cosa faceva in Via Bronte quella notte l’ufficiale della GdF? A suo dire, aspettava qualcuno che passasse da lì per portare droga a Domenico Timpanelli e quando e sé, fosse passato da lì, il finanziere lo avrebbe fermato.  “Sembra una di quelle barzellette che ingiustamente si appioppano ai Carabinieri” sostiene Timpanelli, “considerato che per recarsi presso la mia abitazione di Via Sabbioncello, vi sono altre 4 strade e varie vie di accesso anche pedonali”. Perché l’ufficiale GdF si appostò in via Bronte, accanto alla statale 115 e non di fronte il palazzo di Via Sabbioncello, dove abita Domenico Timpanelli? In realtà, quella notte, qualcuno che portò la droga a Gela ci fu, non certo per cederla a Timpanelli, bensì per incastrarlo. L’esecutore del complotto fu proprio quello che aveva rapporti confidenziali con il  capitano Salemi e cioè la droga venne portata dal Biagio Tribulato che il finanziere ha indicato come il suo confidente, ovvero quello che aveva accusato Timpanelli ingiustamente e che manteneva rapporti con esponenti mafiosi. Un ufficiale della GdF preso in giro e gestito da un criminale che può ridere di una intera caserma: quella della GdF di Gela. Un criminale che  giorni prima, sedeva, assieme all’imputato Acciaro ed allo stesso finanziere Salemi, presso il bar dell’orologio di Avola, nel quale si decideva la fine di Timpanelli. Un criminale che mentre porta la droga a Gela per incastrare Timpanelli, telefona e si fa telefonare oltre 30 volte da Acciaro Vincenzo ed almeno altre 12 volte dall’ufficiale della GdF Paolo Salemi, anche quando la finanza è impegnata nel blitz. E bruciano, sicuramente quelle strane telefonate tra il finanziere Salemi ed il criminale Biagio Tribulato: alle ore 3,44 – 4,03 – 4,18 – 4,57 – 5,03 – 6,26 – 7,47 – 7,52 – 14,57 – 21,35 del 27 Aprile, giorno del blitz e dell’arresto del povero Timpanelli. Bruciano anche le numerose altre telefonate precedenti. Cosa avevano tanto da dirsi il criminale ed il finanziere? E cosa il criminale e l’imputato Acciaro Vincenzo? La risposta, forse, sta in una delle dichiarazioni di Acciaro che sostiene di essere a conoscenza che Timpanelli, quella notte, doveva essere arrestato.  La Procura infatti ha accertato che quella notte Tribulato era partito da casa sua di Lentini, si era recato in zona Via del Principe a Catania, zona in cui operano gli spacciatori gestiti dal clan Cappello/Carateddi e poi si era recato a Gela, nel quartiere Macchitella, nelle immediate vicinanze della casa dove vive Timpanelli. Lo aveva fatto per fare un favore ad Acciaro? Perché Timpanelli gli era antipatico o perché aveva degli interessi assieme ad Acciaro? Il processo sul presunto mandante Acciaro Vincenzo è solo all’inizio.

 

GELA, FINANZIERI INCOMPETENTI

A PROCESSO IL PROMOTER GELESE ACCIARO VINCENZO, PRESUNTO MANDANTE DEL CRIMINALE VICINO ALLA MAFIA, BIAGIO TRIBULATO, DI LENTINI, GIA’ CONDANNATO A 3 ANNI E SEI MESI DI RECLUSIONE PER AVERE SIMULATO IL REATO DI DROGA A DANNO DEL MAESTRO DOMENICO TIMPANELLI.        

Il promoter ex Allianz di Gela, presunto organizzatore e mandante del complotto

Il 27 Aprile di 6 anni fa, il maestro di Gela Domenico Timpanelli veniva arrestato ingiustamente a seguito di una operazione ambigua e fallimentare della GdF di Gela. Il movente dell’arresto fu quello d’impedire a Timpanelli di portare all’incasso un assegno-truffa emesso dal promoter gelese Acciaro Vincenzo per un importo di  250.000,00 euro. Si trattava di un investimento farlocco, proposto dal promoter Acciaro e sul quale il Timpanelli era stato ingannato. Secondo la Procura della Repubblica, il promoter Acciaro Vincenzo, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo in concorso con TRIBULATO Biagio”, già condannato per gli stessi reati alla pena di anni 3 e mesi 6 di reclusione, “avendone rafforzato il proposito criminoso, dopo avere simulato a carico di Timpanelli Domenico tracce del reato di detenzione di sostanza stupefacente a fini dello spaccio, pur sapendolo innocente, informava – mediante il predetto Tribulato Biagio – gli ufficiali della Compagnia della Guardia di Finanza di Gela su presunti traffici di droga posti in essere dal Timpanelli Domenico. In particolare, contribuiva a simulare a carico di Timpanelli le tracce del reato, facendo ritrovare, in occasione della perquisizione posta in essere dagli agenti, alcuni involucri contenenti 482 gr. di hascish e circa 5 gr. di cocaina, occultati nel passaruota anteriore sinistro della macchina del Timpanelli –  fatti per i quali il Timpanelli veniva tratto in arresto”.

Il Procuratore di Gela (in foto), ha definito « comportamento opaco » l’intera condotta del Capitano GdF Paolo Salemi

“Mi sento sbeffeggiato da alcuni soggetti in divisa della GdF di Gela ed in primis dal Capitano Paolo Salemi, originario di Avola. Se il Procuratore di Gela, ha definito il suo comportamento opaco, per me il Salemi dovrebbe cambiare mestiere perché, da dilettante, ha mostrato tanta inesperienza e incapacità.” 

In foto, il mafioso Giuseppe Coniglione, organico al Clan Cappello: chi consegnò la droga a Tribulato per portarla a Gela ed « avvantaggiare » Acciaro Vincenzo?

E che sul caso Timpanelli quei finanzieri abbiano creato solo disastri, lo si evince dal suo totale proscioglimento, dal risarcimento che lo Stato Italiano ha dovuto erogare al Timpanelli, dalle altre cause che Timpanelli porta avanti contro la GdF e da tanti soldi che lo Stato ha dovuto esborsare per inutili processi, sempre archiviati, contro il professore Domenico Timpanelli.  Va ricordato infatti, che 20 giorni prima dall’arresto per droga del Timpanelli, il capitano Paolo Salemi, si trovava seduto al bar dell’orologio di Avola, assieme al condannato Biagio Tribulato ed all’imputato Acciaro Vincenzo. Uno strano rapporto che legava i mafiosi del clan Cappello/Carateddi di Catania a BiagioTribulato e Tribulato al promoter Acciaro ed al finanziere Salemi. Infatti, da quella riunione al bar, Timpanelli, ancor prima di essere arrestato per droga, si vedrà ingiustamente denunciato ed indagato per usura. “ Dal summit del bar di Avola, si era deciso il mio arresto” sostiene Timpanelli “ma essendoci di mezzo dei soldi si era tentata, tra caffè e dolcetti, la strada della falsa usura”. Timpanelli infatti fu prosciolto sia dal reato di usura che di droga ma anche da altri otto procedimenti che sono stati inventati a carico del Timpanelli e che oggi risultano tutti archiviati. Per tale motivo Timpanelli ha denunciato l’ufficiale di finanza, il promoter ed il falso confidente Biagio Tribulato anche per persecuzione giudiziaria (stalking).

“I finanzieri mi avevano denunciato anche per detenzione di monete antiche, a loro dire di inestimabile valore. Inoltre, si erano inventati una evasione fiscale di circa 1 milione e 400 mila euro ed anche in questo hanno fallito miseramente”. In questo disastro operato dalla GdF di Gela, a pagare i danni è stato in primis il maestro Timpanelli e poi lo Stato, oggi entrambi parti offese al processo. Secondo Timpanelli, il processo contro il promoter Acciaro arriva troppo tardi e la stessa Procura ha agito con estrema lentezza benché i magistrati abbiano lavorato scoprendo situazioni anche raccapriccianti. “Allo stato, non vi sono prove che l’ufficiale di finanza abbia agito in qualità di complice ma da opaco dilettante verosimilmente sì” sostiene Timpanelli. Il rischio adesso è però quello della prescrizione e per tale motivo Timpanelli chiederà un rapido processo che faccia piena luce su una vicenda criminale gestita in modo ambiguo dalla GdF di Gela. 

« UN OMAGGIO AL MIO CONTERRANEO PIRANDELLO »

Nuova iniziativa culturale a Gela, fortemente voluta dalla Prof.ssa Agata Gueli, originaria della città dei templi e preside anche presso l’Istituto Comprensivo « Gela e Butera ».

La conferenza, che si terrà a Gela, nella scuola di Via Butera, il prossimo 2 Marzo alle ore 16,30, avrà come oggetto la presentazione del libro « I Pirandello. La famiglia e l’epoca per immagini ». Presenti anche gli autori Enzo Zappulla e la moglie Sarah Zappulla Muscarà, docente presso l’Università di Catania che assieme al marito é tra i maggiori studiosi delle opere pirandelliane. L’iniziativa, promossa da alcuni club service di Gela e Niscemi, scaturisce in occasione dei 150 anni dalla nascita del famoso drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934.  « Un omaggio che voglio rendere al mio conterraneo; uno dei più grandi scrittori del 900” sostiene la preside Agata Gueli. Il volume, già presentato al Salone Internazionale del libro di Torino, si snoda in un insolito percorso biografico, esistenziale e artistico, con documenti, oggetti, dipinti, testimonianze e molte foto rare o inedite, frutto del lungo lavoro di ricerca condotto dagli autori e confluito nel raffinato volume. Un romanzo iconografico di singolare bellezza che, attraverso 632 foto, narra, sequenza dopo sequenza, fotogramma dopo fotogramma, la storia di una delle più tormentate, complesse, fascinose famiglie della letteratura, non soltanto quella del protagonista principe Luigi, ma pure quella dei due figli, lo scrittore Stefano e il pittore Fausto, anche loro oggi riconosciuti quali artisti di primo piano nel panorama internazionale. Ormai da oltre un anno, l’Istituto Comprensivo “Gela e Butera” rappresenta, nel territorio, una eccellenza della cultura. Una scuola aperta ed innovativa che trasmette valori anche con incontri che, nel tempo, arricchiscono il bagaglio culturale di docenti e di quanti vogliono prendere parte alle innumerevoli iniziative promosse dalla preside Gueli.

COMPLOTTO DI GELA, PRIMA CONDANNA

GELA: CONDANNATO TRIBULATO BIAGIO, AMICO DEI MAFIOSI,  SOCIO IN AFFARI DEL PROMOTER GELESE ACCIARO VINCENZO E FALSO CONFIDENTE DEL FINANZIERE PAOLO SALEMI 

Il Presidente della sezione penale del Tribunale di Gela, dott.ssa Miriam D’Amore, ha condannato alla reclusione di 3 anni e 6 mesi, il lentinese Biagio Tribulato, amico e socio in affari del promoter gelese ex allianz, Acciaro Vincenzo. Il P.M. dott.ssa Pamela Cellura aveva chiesto 6 anni di reclusione per calunnia e simulazione di reato in danno al maestro di Gela Domenico Timpanelli, parte offesa nel procedimento ed assistito dall’avvocato Vincenzo Ricotta del Foro di Caltanissetta. Tribulato Biagio è quindi l’esecutore materiale! Colui che la notte del 27 Aprile 2012, da Lentini, dove abita, prima si recò a Catania, in una zona di spaccio gestita dal clan Cappello/Carateddi e, rifornitosi di droga, poi si recò a Gela, nelle immediate vicinanze della vettura del maestro Timpanelli per incastrarlo, simulando a suo danno il grave reato.

L’assegno carta straccia emesso dal promoter Acciaro Vincenzo

Il movente: evitare che Timpanelli portasse all’incasso un assegno di euro 250.000,00 a firma del promoter gelese Acciaro Vincenzo. Si trattava della quota capitale di un investimento rivelatasi una truffa. Anche per il promoter gelese Acciaro Vincenzo, la Procura ha chiesto, il rinvio a giudizio per calunnia e simulazione di reato in concorso con Tribulato ed in danno del maestro di Gela Domenico Timpanelli. Archiviata invece la posizione dell’ufficiale GdF Paolo Salemi di Avola, inizialmente indagato anche lui per gli stessi reati. La notte del 27 Aprile 2012, dopo che Tribulato Biagio, si era recato prima a Catania in una zona di spaccio per rifornirsi di droga e poi a Gela, nelle immediate vicinanze dell’autovettura del Timpanelli, i finanzieri fecero scattare il blitz contro l’ignaro maestro. Il Procuratore della Repubblica di Gela, seppure ha chiesto ed ottenuto l’archiviazione in capo all’ufficiale della GdF Paolo Salemi, ha definito “opaco” l’intero comportamento del finanziere. Il giorno precedente l’arresto del Timpanelli, infatti, vi furono ben 6 telefonate tra il condannato Biagio Tribulato ed il capitano della finanza Paolo Salemi nonché 13 contatti telefonici, il giorno dell’ingiusto arresto del maestro Timpanelli.  “Anche se il finanziere ne esce pulito, mi fa schifo pensare che un ufficiale della GdF abbia ingenuamente permesso ad un criminale di gestire l’ operazione di polizia. Ho i brividi quando penso che il capitano Salemi si è fatto raggirare ed usare da un condannato che ha posto in essere crimini vergognosi proprio grazie all’uso del potere della GdF. Come ha potuto, questo ufficiale, sedersi assieme ad un condannato, al bar dell’orologio di Avola per ascoltare le sue bugie ? « 

Che ci siano degli oggettivi punti oscuri, lo dimostra anche il fatto che Biagio Tribulato ed Acciaro Vincenzo sapevano che quella notte Timpanelli doveva essere arrestato. Il promoter Acciaro però non ricorda se tale arresto gli era stato comunicato dal finanziere Paolo Salemi o da Tribulato Biagio. Per Timpanelli però nessun risultato eclatante ed anzi dichiara: “L’esecutore Biagio Tribulato è solo la punta dell’iceberg, quella che si vede e che fa comodo a tanti…. C’è del sommerso in questa storia ed è lì che bisognerebbe scavare”. Dalle indagini si è scoperto, inoltre, che Biagio Tribulato manteneva rapporti con soggetti appartenenti ai clan dei Ceusi, dei Cappello-Carateddi e del clan dei Nardo. A risolvere i problemi del debito di Acciaro nei confronti del Timpanelli, ci pensarono quindi Tribulato Biagio, i mafiosi di Catania e la ingenua e vergognosa operazione della GdF di Gela e della sua eccellenza, il capitano Paolo Salemi. Ora si attende il possibile rinvio a giudizio del promoter Acciaro Vincenzo.

Foto del cartone animato « Il bue e l’asino »