GELA, ACCIARO INGUAIA IL FINANZIERE SALEMI: DUE PROCURE A LAVORO

RIAPERTURA DI INDAGINI CONTRO IL FINANZIERE PAOLO SALEMI DI AVOLA, EX COMANDANTE DEL NUCLEO OPERATIVO DELLA GdF DI GELA: CALUNNIA, RIVELAZIONE, UTILIZZAZIONE DI SEGRETI D’UFFICIO E REATI DI FALSA TESTIMONIANZA, QUESTI ULTIMI, SAREBBERO STATI COMMESSI NEL SETTEMBRE E NOVEMBRE.

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LA NOTTE DEL 27 APRILE 2012, ACCIARO VINCENZO SAPEVA CHE TIMPANELLI DOVEVA ESSERE ARRESTATO. A RIFERIRGLI DI TALE ARRESTO INGIUSTO, SECONDO LE DICHIARAZIONI RILASCIATE DALLO STESSO ACCIARO, SAREBBERO STATI, BIAGIO TRIBULATO, SOGGETTO VICINO A MAFIOSI DI CATANIA  E CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA, NONCHE’ IL FINANZIERE PAOLO SALEMI, ALLORA TENENTE PRESSO LA GdF DI GELA.

“Lo sapevo sia dalla Guardia di Finanza, cioè il finanziere, che da Tribulato” dichiarava Acciaro Vincenzo il 10 Ottobre 2019, mentre lo stesso, era sottoposto ad interrogatorio come presunto mandante del complotto di Gela. “Quale giorno non lo sapevo ma però poi che quella notte probabilmente sarebbe stato arrestato sì..” Queste ed altre gravi dichiarazioni, furono, in realtà, trappole organizzate anche per un altro tentativo di arresto dell’innocente di Gela; arresto, che doveva avvenire il 13 Aprile 2012 presso la Scuola dove il maestro Timpanelli insegnava, trappola non riuscita ma di cui, secondo le dichiarazioni di Acciaro, “la Guardia di  Finanza ne era a conoscenza”. Acciaro, doveva liberarsi del Timpanelli, da cui aveva contratto un grosso debito di 250 mila euro a seguito di un falso investimento che l’assicuratore aveva proposto ed ottenuto dal Timpanelli.

Vincenzo Acciaro, condannato in primo grado a quattro anni di reclusione in Ottobre del 2019, si é visto poi annullare poi tale sentenza, dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, che ha riconosciuto un presunto vizio di procedura, sollevato dal legale dell’imputato.

Rese pubbliche le motivazioni, la Procura Generale di Caltanissetta ha presentato ricorso in Cassazione a Roma per ragioni di “contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione” e “per inosservanza della legge penale e di altre norme giuridiche”. Secondo la Procura Generale, l’asserita violazione non esiste e la Corte d’Appello né l’avvocato dell’imputato motivano né documentano alcuna attività in merito. La Procura Generale, che sul punto, ha effettuato le dovute ricerche, sostiene che non è ravvisabile nessun errore di assegnazione del procedimento e ciò perché il processo venne assegnato, dal Presidente, all’unico giudice titolare, la dottoressa Marica Marino, che era già contitolare assieme alla giudice Passanisi e poi unica titolare del ruolo, essendo la dottoressa Passanisi già stata assegnata al ruolo di GIP/GUP. Per la Procura Generale, vi fu quindi il pieno rispetto dei canoni di assegnazione al giudice con l’ulteriore effetto positivo di avere evitato una quasi certa prescrizione. La parola adesso passa alla Corte Suprema di Roma che dovrà pronunciarsi sul presunto cavillo e non certo sulle responsabilità penali di Acciaro, ad oggi, già accertate, in primo grado, dal Tribunale di Gela.