SCOPERTA A GELA EVASIONE MILIONARIA, « BRILLANTE » OPERAZIONE DELLE FIAMME GIALLE

Secondo i finanzieri che hanno gestito questa ulteriore inchiesta fallimentare, a carico dell’insegnante gelese e promoter turistico Domenico Timpanelli, ci sarebbe una maxi evasione € 1.275.338,54 per gli anni d’imposta 2009, 2010 e 2011. Invece, per il P.M. Monia Di Marco che ha chiesto l’archiviazione, accolta dal GIP, la ricostruzione del maggior reddito, è stata operata dalla Guardia di Finanza “su criteri presuntivi…..che non possono utilizzarsi come prove dei fatti in ambito penalistico e che, pertanto, anche con riferimento all’annualità 2010, gli elementi acquisiti non sono sufficienti a fondare un giudizio di responsabilità a carico del Timpanelli”. Ne deriva che,   l’errore di calcolo commesso dai finanzieriammonta, al momento, secondo i conteggi dell’Agenzia delle Entrate, ad € 1.108.844,89

Foto dell’asino in volante

“Sono abituati a sbagliare anche in matematica… e sbagliano ormai da almeno 10 anni, dopo tante inconcludenti inchieste che mi hanno visto sempre, a torto, indagato ed accusato di reati farlocchi tra i più vari, sempre poi archiviati e con non luogo a procedere” sostiene Timpanelli. Possibile sbagliarsi di una cifra così alta? Timpanelli, giura di non avere mai visto queste somme, promette battaglia e non esclude la possibilità di presentare una nuova querela per atti persecutori e stalking giudiziario. Secondo lo stesso, potrebbe infatti esserci nell’accanimento, un tentativo di farlo ingiustamente processare e che, se riuscito, doveva “restituire la faccia” a quel finanziere che ha condotto varie inutili inchieste contro Timpanelli concluse tutte e sempre con archiviazioni, assoluzioni, figuracce del finanziere e non luogo a procedere. Dal 2008 ad oggi, sono 11 le inchieste che alcuni finanzieri di Gela hanno promosso a carico del Timpanelli: 11 le archiviazioni ed il non doversi procedere. Tra tutte, la più clamorosa, quella in cui  il maestro Domenico Timpanelli, venne ingiustamente arrestato per droga durante una perquisizione ancora piena d’ombre ed ambiguità.  Poi riconosciuto innocente e vittima di complotto dagli stessi magistrati che prima ne avevano firmato l’arresto.

Pacco contenente mezzo kilo di legno che non passa tra parafango e ruota

Ed è qui che vengono fuori gravissimi errori dei finanzieri, stranezze, dubbi, incongruenze, zone d’ombra, telefonate tra il capitano Paolo Salemi ed il suo falso confidente amico dei mafiosi del clan Cappello o la merenda al bar tra lo stesso capitano Paolo Salemi ed il falso confidente, oggi accusato di avere portato la droga da Catania a Gela per incastrare Domenico Timpanelli. E più il capitano Paolo Salemi, raccoglieva confidenze, denunce e promuoveva inchieste contro Timpanelli, più raccoglieva fallimenti ed archiviazioni. Così da accusatore, il capitano diventa indagato assieme al suo falso confidente Biagio Tribulato di Lentini ed all’ex promoter Allianz di Gela Acciaro Vincenzo, compagni di merenda al bar dell’orologio di Avola dove il predetto finanziere vive: tutti iscritti nel registro degli indagati per calunnia e simulazione di reato. Ed il fallito tentativo di fare processare Timpanelli per evasione fiscale, si sviluppa a seguito di alcune dichiarazioni rese dallo stesso capitano Paolo Salemi, sentito a processo per calunnia contro Biagio Tribulato di Lentini, processo in cui Timpanelli è parte offesa. Il 23 Aprile 2015, il capitano Salemi, è sentito dai magistrati per spiegare i contenuti della sua inchiesta fallimentare che portò in carcere l’innocente gelese accusato falsamente di detenzione e spaccio di droga. Durante l’udienza, il finanziere, oltre ad abbandonarsi ad alcuni momenti di evidente nervosismo, continua ad accusare il maestro Domenico Timpanelli, definendolo “pericoloso” benché i magistrati lo ritengano innocente e vittima. E’ evasivo però il finanziere quando vengono poste domande ben precise sul momento del ritrovamento di un grosso pacco di mezzo kilo di hascisc che sarebbe stato estratto da dietro la ruota esterna alla vettura del Timpanelli. Evasivo anche quando il PM gli chiede se Timpanelli avesse visto estrarre il predetto pacco contenente la droga, evasivo sul dove Timpanelli si trovasse in quel momento, evasivo anche sull’arco temporale, ovvero sul momento preciso del ritrovamento: se prima, durante o a perquisizione finita.

Foto dal film « Complotto ». La vettura del Timpanelli e la ruota da dove sarebbe stato estratto, al grido di Bingo, un solo pacco contenente mezzo kilo di hascisc

Ed è proprio in quell’udienza che, il finanziere, anziché rispondere alle domande, ad un certo punto, esce fuori dal tema del processo droga e dichiara: “Abbiamo fatto pure degli accertamenti reddituali nei confronti del signor Timpanelli Domenico…..Dalle precedenti dichiarazioni dei redditi risultavano poche migliaia di euro dichiarate dal signor Timpanelli,…..onde per cui il sospetto nasce spontaneo, come riceve questi soldi”?  Fa centro il PM quando dichiara che l’inchiesta di evasione fiscale, promossa dalla GdF si è basata “su criteri presuntivi…..che non possono utilizzarsi come prove dei fatti in ambito penalistico…” Solo ipotesi quindi, illazioni, supposizioni, esempi fuorvianti, ma di prove nulla. E lo stesso avviene quanto il predetto finanziere tenta maldestramente di porre dubbi sulla innocenza del Timpanelli, dichiarando nella stessa udienza: “Vorrei dire un’altra cosa, che con le stesse modalità d’intervento , una settimana dopo abbiamo sequestrato ed arrestato un altro soggetto con 6 kili di hascisc, con le stesse identiche modalità e poi ovviamente ha riconosciuto la responsabilità del reato commesso ed è stato patteggiato pure”. E così un processo in cui Timpanelli è solo vittima e parte offesa, il finanziere Salemi lo trasforma in tutta una serie di farneticanti accuse. MA PER NASCONDERE COSA? “Non vedo l’ora di essere interrogato” sostene Timpanelli. “Benché credo che anche i magistrati abbiano capito cosa ci sia dietro questa vicenda, farò di tutto affinché si vada in profondità. Sono pericoloso perché se riesco a fare scoprire tutta la verità, qualcuno potrebbe pagare caro il conto con la Giustizia… Ho chiesto di essere interrogato anche per diverse ore perché io non ho paura della verità anzi al contrario prego Dio che aiuti me e lo Stato, che siamo parti offese a Processo, a scoprire tutta la verità. Se dovessi fare esempi, come fa il finanziere Salemi, il primo che mi viene in mente è quello di ricordare al predetto che con stesse o simili modalità, l’ispettore Antonino Massimo Galvagna, in servizio presso la Questura di Catania, assieme ad esponenti proprio del clan Cappello/Carrateddi, fu arrestato per estorsione aggravata in concorso con l’utilizzo del metodo mafioso. Tra le minacce ipotizzate dalla DDA di Catania vi era anche quella di fare arrestare ingiustamente le vittime, dopo aver fatto ritrovare della droga”.

« O MI DAI QUANTO TI CHIEDO O TI FACCIO ARRESTARE E TI FACCIO TROVARE CON LA DROGA ADDOSSO »  (http://www.sudpress.it/il-poliziotto-arrestato-era-stato-anche-encomiato/) 

Il processo contro il falso confidente Biagio Tribolato di Lentini è fissato a Gela il 27 Maggio ed in quell’udienza, verrà sentita proprio la parte offesa Timpanelli Domenico che promette di consegnare al Giudice un documento che potrebbe mettere in discussione sia le modalità della perquisizione che lo stesso ritrovamento del pacco di droga. Sentiti dai magistrati, alcuni finanzieri hanno dichiarato, tra l’altro, che il cane antidroga non aveva mai abbaiato e che durante il ritrovamento del pacco di droga, Timpanelli era di spalle e distante dalla sua autovettura. Quindi, aggiunge Timpanelli, « questo dimostra quello che ho sempre dichiarato e cioé che il ritrovamento é avvenuto quando la perquisizione era già conclusa. Nulla fu mai trovato durante la perquisizione,  né durante la prima parte, avvenuta in strada, né, durante la perquisizione successiva avvenuta dentro uno spiazzale, dopo che il Salemi Paolo mi chiese di spostare la mia autovettura dalla strada ad un vicino parcheggio più ritirato ».